Diritti

Marina Terragni: «Aspesi non ci ha capite. Ma Giorgia Meloni premier sarebbe una novità»

La giornalista e scrittrice risponde al commento della firma di Repubblica sul tema “votare una donna, votare Meloni”
La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, durante un incontro elettorale al Porto Antico di Genova a sostegno del Sindaco di Genova, Marco Bucci, in vista delle elezioni amministrative, 06 giugno 2022.
La leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, durante un incontro elettorale al Porto Antico di Genova a sostegno del Sindaco di Genova, Marco Bucci, in vista delle elezioni amministrative, 06 giugno 2022. Credit: ANSA/LUCA ZENNARO
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
17 agosto 2022 Aggiornato alle 19:00

«Sono contenta e grata a Natalia per aver preso in considerazione il nostro testo e per averlo, come dire, analizzato. Resto colpita dal titolo dell’articolo, che sostiene qualcosa che non abbiamo mai detto». A parlare alla Svolta è Marina Terragni, giornalista e blogger, opinionista televisiva, scrittrice di cui ricordiamo “Vergine e piena di grazia”, “La scomparsa delle donne”, “Temporary Mother – Utero in affitto e mercato dei figli”. Si definisce femminista, milanese, anima vagante, madre.

Il suo lungo documento pubblicato su Change.org, la piattaforma che raccoglie le petizioni online, ha catturato l’attenzione della celebre giornalista, scrittrice e critica cinematografica italiana Natalia Aspesi, che ha parlato sul quotidiano Repubblica dell’”Orizzonte politico comune a donne di tutti i partiti” pubblicato da Terragni. Il titolo del pezzo suona: “La falsa illusione delle femministe che votano Meloni solo perché donna.

Che ne pensa, Terragni?

«Ho chiesto a Maurizio Molinari (il direttore de La Repubblica, ndr) la possibilità di replica, dato che vengo interpellata nell’apertura del pezzo. Ma non ho ancora avuto risposta: d’altronde è Ferragosto. Al di là di queste tendenziosità, però, sono contenta che il testo sia emerso, perché era sottotraccia e non avevamo fatto nulla per pubblicizzarlo, né conferenze stampa né lanci in grande stile. Mi dispiace per il titolo, che è un errore: noi in nessun posto del nostro testo diciamo di votare Giorgia Meloni, che non viene mai nominata nel testo. Diciamo che siamo donne di tutte le condizioni sociali, di tutte le condizioni politiche. E ci sono, fra noi, in esigua minoranza, anche delle elettrici di Meloni, ma quasi tutte veniamo dalla sinistra. Il femminismo è storicamente legato alla sinistra.

E come prendereste un’eventuale elezione di Giorgia Meloni?

Di certo sarebbe una novità storica di grande rilievo, questo va detto. A prescindere dal fatto che uno la voti o non la voti, sarebbe qualcosa con cui fare i conti. Bisognerebbe vedere se riesce a portare una qualche differenza femminile, perché anche lei ha a che fare con un partito pieno di uomini: insomma, dovremmo sperare che lei riesca ad agire su determinati temi a noi cari. Per esempio, sul tema dell’utero in affitto lei si è già espressa con molta chiarezza, come anche sulla centralità della relazione materna. Dopodiché, ognuna di noi voterà quello che le pare.

Quali sono i punti cardine del vostro testo?

Premetto che nasce da una serie di testi che la nostra rete di associazioni singole, nazionali e internazionali aveva già pronti, e servono a delineare un orizzonte più che a realizzare un programma per punti. Uno di questi è “In Radice - Per l’inviolabilità del corpo femminile”, realizzato dopo un incontro tra associazioni e singole femministe radicali italiane nel febbraio 2020 a Napoli. I nostri temi sono questi: no all’identità di genere, no al sex work, no all’utero in affitto. Sosteniamo la Legge Merlin (nel 1958 abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, ndr), siamo ostili a ogni tipo di mercificazione e di scambi economico del corpo femminile, perché si tratta di un uso violento del corpo di una persona. Sosteniamo il modello abolizionista (già in vigore nel grande nord, in Canada in Francia e altri Stati) che non persegue la persona che si prostituisce, bensì il cliente. La violenza è una funzione del dominio, ti ricorda che sei una cosa a disposizione.

Qual è la vostra posizione rispetto al tema dell’identità di genere? Aspesi fa riferimento al testo in cui la definite una “ideologia misogina e mercantile…la nuova faccia glitterata del patriarcato che non vuole morire e che per sopravvivere ha bisogno di cancellare le donne persino nel linguaggio di genere”.

Ne parliamo nel “capitolo” relativo alla lotta al “Neopatriarcato”, che è un ritorno al patriarcato sotto nuove vesti, quelle della gender identity, per cui si sostituiscono i corpi sessuati e chiunque vuole può essere una donna. Nei Paesi anglosassoni è al centro di una vera e propria guerra civile. Pensi a J.K.Rowling: a una donna è impedito di definire cosa si intende per donna. È un principio del patriarcato e anche del Neopatriarcato. Abbiamo chiesto a lungo un confronto sul Ddl Zan, cercando un dialogo costruttivo con il Pd, ma non abbiamo avuto alcun riscontro.

Pare un pensiero più simile a quello di Giorgia Meloni che agli schieramenti di sinistra.

Ne prendiamo atto. In ogni caso, alcune fra noi pensano di poter interloquire principalmente con il Partito Democratico, altre non più, altre ancora stanno dalla parte di Meloni. Però se lei diventasse premier e avesse bisogno di noi su qualunque tema, se volesse un contributo, ecco secondo me è assolutamente impensabile dire di no solo perché non è di sinistra.

Carla Lonzi, femminista radicale morta il 2 agosto di quarant’anni fa, in “Manifesto di Rivolta femminile” scriveva che “il marxismo ci ha svendute alla rivoluzione ipotetica”: vuol dire che nel femminismo è stato e continua a essere prevalente il pensiero di dover salvare la sinistra per salvare le donne. Dunque, se vuoi fare qualcosa di buono per le donne devi prima fare qualcosa di buono per la sinistra. In questo testo noi facciamo saltare questo passaggio intermedio e diciamo che ci sono dei temi che ci tengono unite tutte, le questioni menzionato nel testo le viviamo tutte. Ricche, povere, di destra, di sinistra, scolarizzate e non. All’inizio del testo citiamo Olympe de Gouges (come sottolinea Aspesi è stata ghigliottinata nel 1791, speriamo non lo auguri anche a noi!), che diceva “Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?”. Io credo che sia tempo almeno di provarci.

A questo proposito, come sta andando la petizione?

Ora le firme sono quasi a quota 500, ovviamente aumenteranno dopo l’articolo di Aspesi. Ma non è questione di quante firme, noi proviamo a delineare un orizzonte che sicuramente non si consuma qui e ora.

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