Ambiente

Consumiamo 2,4 metri quadrati di suolo al secondo

+10% rispetto al 2021. Alcuni comuni virtuosi provano a invertire la rotta, ma tra logistica e infrastruttura peggiorano le condizioni dei nostri servizi ecosistemici
Credit: Max Flinterman 

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26 ottobre 2023 Aggiornato alle 18:00

Ogni secondo, in Italia, vengono consumati 2,4 metri quadrati di suolo.

Mentre la crisi del clima ci ha già mostrato a più riprese i rischi per il nostro fragile Paese, che tra frane, dissesto idrogeologico e alluvioni è sempre più esposto ai fenomeni meteo intensi e alle loro conseguenze, l’Italia anziché migliorare peggiora: i nostri terreni sono meno impermeabili di prima, i servizi ecosistemici arrancano e il cemento la fa da padrone.

Nel 2022 il consumo di suolo, ci racconta il nuovo report diffuso dall’Ispra, continua ad accelerare: il 10% in più rispetto al 2021.

In soli dodici mesi è avanzato di altri 77 chilometri quadrati. Ormai la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 chilometri quadrati, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi).

A peggiorare sono la pianura Padana, già pesantemente colpita dallo smog, e soprattutto quella parte lombarda e veneta della Pianura che è spesso esposta ad alluvioni.

Male anche la costa adriatica, soprattutto sul litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.

Consumare suolo, ricorda l’Ispra, impatta in maniera diretta sul surriscaldamento rendendo le città in cui viviamo ancora più calde, soprattutto d’estate.

“Nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artificiali, raggiungendo nei giorni più caldi valori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature e seguendo andamenti diversi a seconda delle caratteristiche del territorio circostante. In media, la differenza di temperatura del suolo nelle aree urbane di pianura rispetto al resto del territorio è di 4°C d’estate con massime di 6°C a Firenze e di oltre 8°C a Milano”, si legge nel report.

Inoltre in un solo anno per via del consumo risultano oltre 900 gli ettari di territorio nazionale reso impermeabile “nelle aree a pericolosità idraulica media, e provoca la costante diminuzione della disponibilità di aree agricole eliminando in 12 mesi altri 4.500 ettari, il 63% del consumo di suolo nazionale”.

Tutto questo incide profondamente sia come costi in termini di salute dei nostri territori (ma anche a rischi per le vite umane, se si pensa a quanto accaduto nell’ultimo anno in Italia), sia come costi per esempio dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che, ricalcolati in base ai nuovi dati, ammontano a 9 miliardi di euro ogni anno a causa della perdita di suolo rilevata tra il 2006 e il 2022.

Ci sono però - e questa è una buona notizia - aree in cui cresce l’impegno per arginare il consumo di suolo.

“Tra i comuni virtuosi spiccano, tra i comuni grandi con più di 50.000 abitanti, Ercolano in Campania (solo 0,2 ettari consumati in più nel 2022), tra i comuni medi, Montale in Toscana (0 ettari in più) e San Martino Siccomario in Lombardia tra i comuni con meno di 10.000 abitanti (0,2 ettari in meno). Tra i capoluoghi delle città metropolitane risparmiano suolo Genova, Reggio Calabria e Firenze”, fa sapere l’Ispra.

Infine, uno sguardo alle attività e alle infrastrutture che più di altre, al contrario dei comuni virtuosi, impattano in termini di suolo consumato. In assoluto tra le principali “cause” del consumo ci sono la logistica e la grande distribuzione che nel 2022 toccano il massimo dal 2006, “con un picco di crescita superiore ai 506 ettari”.

Ispra precisa che “negli ultimi sedici anni il fenomeno si è concentrato nel Nord-Est del Paese, con oltre 1.670 ettari (il 5,8% del totale del consumo di suolo dell’area), seguito dal Nord-Ovest con 1.540 ettari (6.1%) e il Centro (940 ettari; 4,7%)”.

Ma anche le grandi infrastrutture sono quelle che ci privano di suolo in maniera costante: rappresentano l’8,4% del consumo totale, “mentre gli edifici realizzati negli ultimi 12 mesi su suoli che nel 2021 erano agricoli o naturali sfiorano i 1.000 ettari, il 14% delle nuove superfici artificiali. 948 ettari (il 13,4%) in più per piazzali, parcheggi e altre aree pavimentate, mentre le aree estrattive consumano 385 ettari di suolo in un anno, pari al 5,4% del totale.

Per l’installazione a terra di impianti fotovoltaici si sono resi necessari quasi 500 ettari di terreno, 243 dei quali rientrano nella classificazione europea di consumo di suolo” chiosano i ricercatori.

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